21.1.10

Mercoledì 27 gennaio dalle 18: Giornata della memoria

Giornata della memoria

ore 18 @ Enolibreria da Jurka

Presentazione di Kapò di Aleksandar Tišma
Interverrà Giuliano Geri, editor di Zandonai Editore

(in fondo note sul libro e biografia dell'autore)


ore 20.30 Porrajmos:L'OLOCAUSTO NEGATO

testimonianze video, poesie e musiche con I Vagane Sinti per ricordare lo sterminio dei popoli zingari in collaborazione con AIZO

Dopo 71 ANNI dal promulgamento delle leggi razziali del periodo fascista, il Parlamento italiano riconosce la responsabilità della discriminazione avvenuta che portò ai campi di concentramento e all'olocausto. Ma oggi rom e sinti non sono più un popolo discriminato?
Con la partecipazione del gruppo musicale sinto "I VAGANE SINTI"



Kapò di Aleksandar Tišma, Zandonai Editore
www.zandonaieditore.it
Alla follia della distruzione che impera nel lager c’è chi si è adattato e ha accettato di ritardare la propria morte affrettando quella altrui: il kapò.
In questo straordinario romanzo Tišma descrive – con una potenza letteraria e un rigore documentario da togliere il respiro – la caparbia vitalità e la forza animalesca che consentono a Vilko Lamian, ebreo battezzato e assimilato, di sopravvivere a Jasenovac e Auschwitz cambiando identità e trasformandosi nel kapò Furfa.
Ora, dopo la guerra, tormentato dal ricordo dei suoi misfatti e dal terrore della vendetta postuma della storia, ma soprattutto ossessionato dalla figura di una delle sue vittime, Helena Lifka, si mette sulle tracce della donna, convinto che solo lei possa giudicarlo e magari assolverlo.
Tišma indaga qui –sollevandosi nettamente al di sopra di ogni contingenza e con una sensibilità lancinante nel registrare il frantumarsi dell’identità- ciò che resta di un uomo quando è costretto ad attingere alle sue estreme risorse, a scacciar via da sé ogni timore o senso di pietà. E la sua opera, uno dei capolavori della letteratura concentrazionaria, è prodigiosamente all’altezza del compito: ferisce, viviseziona, scuote le certezze, ci tiene all’erta contrastando l’oblio.
Alla follia della distruzione che impera nel lager c’è chi si è adattato e ha accettato di ritardare la propria morte affrettando quella altrui: il kapò. In questo straordinario romanzo Tišma descrive – con una potenza letteraria e un rigore documentario da togliere il respiro – la caparbia vitalità e la forza animalesca che consentono a Vilko Lamian, ebreo battezzato e assimilato, di sopravvivere a Jasenovac e Auschwitz cambiando identità e trasformandosi nel kapò Furfa.
Ora, dopo la guerra, tormentato dal ricordo dei suoi misfatti e dal terrore della vendetta postuma della storia, ma soprattutto ossessionato dalla figura di una delle sue vittime, Helena Lifka, si mette sulle tracce della donna, convinto che solo lei possa giudicarlo e magari assolverlo.
Tišma indaga qui –sollevandosi nettamente al di sopra di ogni contingenza e con una sensibilità lancinante nel registrare il frantumarsi dell’identità- ciò che resta di un uomo quando è costretto ad attingere alle sue estreme risorse, a scacciar via da sé ogni timore o senso di pietà. E la sua opera, uno dei capolavori della letteratura concentrazionaria, è prodigiosamente all’altezza del compito: ferisce, viviseziona, scuote le certezze, ci tiene all’erta contrastando l’oblio.

Aleksandar Tišma (1924-2003) è stato tra i più autorevoli e apprezzati scrittori della ex Jugoslavia. Originario della Vojvodina, regione da sempre mosaico di identità e culture differenti, può essere accostato ad autori del calibro di Danilo Kiš, Czesław Miłosz e Imre Kertész per la marcata sensibilità mitteleuropea che colloca le sue opere nell’alveo della grande letteratura del secolo scorso.
Di madre ebrea ungherese e di padre serbo, Tišma, scampato allo sterminio degli ebrei di Novi Sad, ha ambientato nella complessa e drammatica realtà del Dopoguerra alcuni tra i suoi romanzi e racconti più belli, dettati da una profonda riflessione sul significato della colpa, sul confine spesso labile tra vittime e carnefici, e che narrano storie di ordinaria efferatezza e di piccole pavidità umane. Ne sono testimonianza, oltre a Kapò, anche L’uso dell’uomo (Jaca Book, 1988) e Il libro di Blam (Feltrinelli, 2000). Tišma è noto inoltre al pubblico italiano per la raccolti di racconti Scuola di empietà (e/o, 1988) e per il suo romanzo Pratiche d’amore (Garzanti, 1993), storia di un gruppo di prostitute di Novi Sad.

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