23.11.09

Giovedì 3 dicembre: Presentazione di "La Stasi dietro il lavello"










Giovedì 3 dicembre ore 18 @
Enolibreria da Jurka

Presentazione di “La Stasi dietro il lavello”, di Claudia Rusch, Keller editore

Sarà presente l'editore Roberto Keller.

A seguire aperitivo e buffet.



LA STASI DIETRO IL LAVELLO
Dopo i successi cinematografici "Good Bye Lenin" e "Le vite degli altri" ecco finalmente un racconto toccante e ironico sulla Germania divisa e la caduta del Muro. La vita all'ombra del Muro vista con gli occhi di una bambina e adolescente Tradotto in Italia in occasione del ventennale dalla caduta del Muro di Berlino.

Premiato in Germania con un grande successo di critica e pubblico (un bestseller di oltre 90 mila copie vendute) è stato tradotto già in cinque lingue e ora finalmente in italiano.

Claudia impara fin da piccola a diffidare dei poliziotti, a non esprimere chiaramente le proprie inclinazioni o le preferenze per le materie umanistiche, a mimetizzarsi nel conformismo dominante per non farsi notare. Ma per lei, la vita nella DDR, la Germania dell'Est, è tutt'altro che normale perché è una ragazza poco comune, cresciuta in una famiglia vicina agli ambienti della dissidenza politica, figlia di genitori impegnati nella difesa dei diritti civili.
In un originale romanzo autobiografico a episodi che ripercorre gli ultimi quindici anni di vita della Germania dell'Est, Claudia racconta la propria quotidianità all'ombra del Muro (con gli occhi sempre vigili della Stasi) tra assurde vessazioni e persecuzioni ma anche speranze, innocenze, sorrisi, i primi amori, le manifestazioni. Fino a quando il Muro crolla e...
Con un tono limpido, divertente, alieno da qualsiasi forma di retorica o facile autocommiserazione, ecco materializzarsi un mondo mai troppo reale, addolcito dallo sguardo dell'infanzia e combattuto con gli ideali dell'adolescenza.
La Stasi dietro il lavello è stato premiato in Germania con un grande successo di critica e vendite (un bestseller di 90 mila copie vendute) e tradotto in più lingue; è l'opera di una delle voci più interessanti della nuova narrativa tedesca e mostra luci e ombre di un processo che forse troppo sbrigativamente viene definito "riunificazione".

Claudia Rusch, nata nel 1971 a Stralsund, è cresciuta nell'isola di Ruegen, nella Marca del Brandeburgo e a Berlino. Ha studiato germanistica e romanistica a Berlino e a Bologna. Ha lavorato sei anni nella redazione di un'emittente televisiva e dal 2001 vive a Berlino come libera scrittrice. Nel 2003 ha pubblicato per la S. Fischer Verlag di Francoforte il bestseller Meine freie deutsche Jugend (in italiano La Stasi dietro il lavello), seguito nel 2009 da Aufbau Ost. Unterwegs zwischen Zinnowitz und Zwickau.Claudia Rusch, nata nel 1971, ha trascorso l'infanzia nell'isola di Ruegen, nel Brandeburgo, prima di trasferirsi a Berlino (Est) con la famiglia. I suoi genitori erano attivisti dei diritti civili sotto il regime comunista. Oggi vive a Berlino.


LA STAMPA
Claudia Rusch racconta la sua vita nella DDR, e lo fa in modo affascinante: con allegria, amore, gioia di vivere e autoironia, e senza indulgere al sentimentalismo. BERLINER ZEITUNG

Rusch non ci prova nemmeno a togliere il mordente alla sua vita particolare SÜDDEUTSCHE ZEITUNG

Vicende tragiche e grottesche, infami e inaudite. Un libro straordinariamente veritiero e toccante FRANKFURTER RUNDSCHAU

Il linguaggio narrativo di Claudia Rusch è elegante, avvincente, umoristico e dotato di una sottile ironia SÄCHSISCHE ZEITUNG


L'ESTRATTO
"Il discorso di chiusura obbligatorio si trasformò in un'impresa impegnativa. Non solo la direzione scolastica era nelle nostre mani. Potevamo smascherarli tutti. I compagni di scuola delatori che, nel loro conformismo, non avevano esitato a denunciare altri compagni, il segretario di partito, che ogni anno cambiava metodo per indurre gli studenti a spiare i loro amici, gli insegnanti di educazione civica, dal cui umore poteva dipendere il diploma di maturità o un posto all'università, complici, omertosi e zucche vuote. Finalmente potevamo vendicarci delle menzogne, le paure e i tradimenti. Della corruzione quotidiana. Delle infinite vessazioni, resoconti, appelli con l'alzabandiera, bandierine e striscioni per i saluti e canzoni di lotta. Delle lezioni obbligatorie extrascolastiche di marxismo-leninismo e delle limitazioni nell'accesso all'istruzione. Poteva essere la resa dei conti. O potevamo lasciar perdere.
Proprio perché sia Robert che io eravamo i primi ad avere motivi a sufficienza per calcare la mano, decidemmo di applicare un principio che la DDR a noi non ha mai concesso: quello della lealtà. Non era il caso di infierire. Non ce n'era bisogno. La vita era dalla nostra parte".

15.11.09

Martedì 1 dicembre: Presentazione di "Lipsia 1989. Nonviolenti contro il muro"

Martedì 2 dicembre ore 18 @ Enolibreria da Jurka


Presentazione di “Lipsia 1989. Nonviolenti contro il muro”, edizioni il Margine

Sarà presente l'autrice Paola Rosà e Paolo Fabris editor di Keller editore.

A seguire aperitivo e buffet.

Presentazione

A 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, questo è il primo libro italiano che ricostruisce, con documenti di prima mano e dando voce agli stessi protagonisti, l'appassionante storia dei movimento pacifisti e nonviolenti, cresciuti nelle Chiese evangeliche della Germania comunista, e il cui centro era Lipsia, che furono determinanti con le loro manifestazioni, diventate poi imponenti, nella caduta del Muro senza spargimento di sangue.

Tra repressione e conformismo, ambiguità e solitari atti di coraggio, questo libro accompagna il germogliare e il crescere della rivoluzione anti-regime sin dai primi volantini di protesta contro i sovietici negli anni Cinquanta e lungo una miriade di piccoli grandi gesti che costellano i quarant'anni di esistenza della Germania comunista.

Con una postfazione di Gian Enrico Rusconi.

Il Sole24ore, domenica 6 settembre 2009

Rai Radio Uno, trasmissione Nudo e Crudo del 15 settembre 2009

L'Eco di Bergamo, 8 ottobre 2009

Avvenire, sabato 10 ottobre 2009

Presentazione 16 ottobre 2009, Trento

Giornale di Brescia, venerdì 9 ottobre 2009

Paola Rosà

Si è diplomata in inglese e tedesco alla Scuola superiore per interpreti e traduttori dell'università di Trieste e si è laureata in Scienze politiche a Firenze. Giornalista free-lance, traduttrice, scrittrice, ha lavorato per il quotidiano l'Adige e la Rai. Nel 2003 ha ideato e diretto il documentario Un rabbino per la pace trasmesso su RaiTre. Ha pubblicato per Il Margine Willi Graf. Con la Rosa Bianca contro Hitler (2008) e ha tradotto e curato Carl Dallago Il grande Segantini. Scritti scelti (2008).

PRESENTAZIONE DI "BERLINO" DI ALES STEGER





4.11.09

Giovedì 12 novembre: Presentazione di “La strega mascherata" di Colonel Duruti

Giovedì 12 novembre ore 18 @ Enolibreria da Jurka

Presentazione di “La Strega mascherata" di Colonel Duruti, edizioni Spartaco.

Saranno presenti l'editore Giovanni Lamanna e il traduttore Alessandro Bresolin.


A seguire aperitivo e buffet


Sinossi:
Il romanzo è ambientato nell’estate 1987, e si svolge quasi interamente in Italia, dove hanno trovato riparo i membri del Soviet dopo le loro eclatanti azioni di qualche settimana prima in Francia. Siamo nell’Italia della DC e del pentapartito, che usciva dagli anni di piombo, che leggeva Frigidaire e Corto Maltese. Il Soviet però non è nel belpaese per fare turismo, ma per incitare alla rivolta il popolo italiano. Per riuscirci i suoi membri hanno le idee chiare.
L’obiettivo delle loro azioni si chiama Carlo Laronda, ed è sorprendente come il Soviet abbia scelto con lungimiranza un personaggio simile: protetto dalla camorra, dal Vaticano, dalla DC, membro della loggia massonica P2, attivo in diversi settori: tessile, alimentare, ma soprattutto nelle costruzioni. Il Soviet sa che Laronda ha un grande cantiere al momento, grandissimo, a Campagna Lupia, dove sta costruendo una new town sul lato sud della laguna veneziana.
Il Soviet non ha dubbi, bisogna metterlo nelle condizioni di non nuocere più. In questo troverà il sostegno di alcuni compagni di strada italiani, come il Topo Bianco, parabola di una rivolta individuale che troverà un suo ruolo.
Dettaglio tutt’altro che secondario il romanzo La strega mascherata è dedicato e ispirato al pensiero di Yona Friedman, architetto, filosofo e artista ungherese, e alle sue riflessioni sull’urbanismo e sulla città.

Intenzioni dell’autore:
La Strega Mascherata rappresenta il secondo episodio della saga del Soviet, gruppo anarco-terrorista dalle spiccate doti artistiche. La serie è composta da cinque romanzi scritti a quattro mani da Yves Fremion ed Emmanuel Jouanne con lo pseudonimo Colonel Durruti. Il primo della serie è Ammazza un bastardo!, pubblicato in Italia dalle edizioni Spartaco nel 2007.
Lo stile adottato da Colonel Durruti può essere definito come un noir fantapolitico d’ispirazione situazionista, ricco di riferimenti reali al mondo della politica, dell’arte e della cultura. Ironia corrosiva e gusto per la provocazione sono tra le caratteristiche che contraddistinguono la scrittura di Colonel Durruti, che fin dal primo romanzo mostra di ispirarsi all’atto surrealista più semplice evocato da Andrè Breton: “Scendere in strada con il revolver in pugno e sparare a caso nella folla”.
Il ritmo di La Strega mascherata, come degli altri romanzi della serie, è incalzante, strutturato con un montaggio quasi cinematografico. Apparentemente i canoni del genere sono rispettati, in realtà Colonel Durruti li capovolge con la sua ispirazione sovversiva. Con il suo terrorismo surrealista, il Soviet vuol mostrare alla gente come non si debba temere capi e caporali che li circondano, facendogli capire che ribellarsi al marcio che vediamo intorno a noi è facile, basta volerlo. La parola d’ordine è il sabotaggio della società mercantile che paralizza e inibisce i desideri in nome del lavoro, del dovere, del senso di colpa.

Incipit:
Bologna, Ospedale Sant’Orsola, 3 maggio 1986, ore 18.40
«Allora, dottor Belloni?».
«Le analisi non portano da nessuna parte: nessuna traccia nelle urine, nelle feci o nel sangue. I bambini sono stati intossicati da una sostanza misteriosa. Conserviamo comunque una speranza...».
«Si?».
«Li abbiamo interrogati a lungo, e gli interni stanno stilando una lista di tutto ciò che hanno ingerito nelle ultime quarantott’ore. I resti dei pasti della mensa sono stati mandati in laboratorio per le analisi, ma non penso che ci possano essere di grande aiuto; i bambini che mangiano a casa accusano gli stessi sintomi degli altri. Resta una pista...».
Il dottor Belloni esitò come se temesse, con un’ipotesi troppo audace, di compromettere la sua recente promozione in ospedale. Infine si decise:
«Mi riferisco alla festa della scuola che si è svolta ieri. Hanno partecipato tutti gli allievi. Forse i biscotti... O le bibite... Cerchiamo. I biscotti non hanno avuto un gran successo, sembra; ma il caldo ha spinto al consumo di Fanta. Aranciata e limonata. Lavoriamo piuttosto su questo fronte. Tutti i piccoli ammalati sembrano aver bevuto della Fanta. Resta da verificare se anche quelli che sono sfuggiti all’intossicazione ne hanno bevuta, nel qual caso l’ipotesi non terrebbe più».
«Bene. Manderò degli uomini a interrogare i bambini che sono tornati a casa».
«Grazie, commissario. Questo ci farà guadagnare un po’ di tempo».
«Mi metterò in contatto anche con la scuola affinché vi spediscano le bottiglie di Fanta rimanenti e possiate, in questo modo, concludere le vostre analisi».
Bologna, via del Pratello, commissariato Due Torri, 3 maggio 1986, ore 21.03
Il commissario Garofalo era inquieto; da quando aveva ottenuto il posto a Bologna ne aveva viste di tutti i colori – furti, stupri, rivolte studentesche, tafferugli di ogni genere, risse sanguinose nelle osterie, tutto quello che componeva la quotidianità di uno sbirro in una grande città dove la gente aveva sangue caldo e spirito polemico. Ma questa storia dei bambini intossicati non gli piaceva affatto. Cinquantaquattro casi erano troppi, più che troppi... Soprattutto in una scuola religiosa, cosa che i miscredenti non avrebbero mancato di strumentalizzare. E il suo istinto di vecchia volpe degli affari sporchi gli diceva che qualcosa non andava; non somigliava alla banale storia di un’intossicazione alimentare, anche se l’istituto scolastico in questione, a dirla tutta, non era rinomato per la freschezza del suo rancio...
Quando squillò il telefono, due ore dopo la precedente chiamata del camice bianco, il commissario Garofalo aveva già messo sotto torchio quarantadue pregiudicati.
«Ci sono novità» disse immediatamente il dottore.
«L’ascolto».
«Dietilamide dell’acido lisergico, le dice qualcosa? Ne abbiamo trovato tracce nella bibita».
«LSD?».
«Esatto. In quantità abbastanza leggera da non provocare allucinazioni troppo... grosse... ma sufficiente per un’intossicazione».